Considerazioni sul campeggio antimilitarista del 6/10 ottobre a San Sperate

da moras.noblogs.org

… a fora sa NATO

Abbiamo partecipato al campeggio antimilitarista del 6/10 ottobre indetto dalla Rete No Basi a San Sperate, ad un passo dall’aeroporto militare di Decimomannu, perché riteniamo sia giusto continuare ad ostacolare la macchina criminale della guerra, presente anche nel nostro territorio, con gli strumenti che abbiamo a disposizione e con quelli che ci piacerebbe costruire assieme. Giovani e meno giovani ci siamo incontrati per discutere delle tematiche che lo Stato impone alla nostra esistenza e che apparentemente sembrano non collimare tra di loro ma che invece sono intrinseche, strutturali e funzionali alla quotidianità che ci viene imposta, come la precarietà sociale, la guerra, la militarizzazione dei nostri territori, la devastazione ambientale e la repressione, che assolve alla funzione di controllo, tutela e difesa di questo Stato sempre più incardinato sulla sicurezza per il mantenimento del suo potere. Ci siamo confrontati sulla necessità di internazionalizzare le lotte e le varie prospettive di resistenza, del confrontarsi con altri territori, del muoversi ognuno come può e ognuno con i mezzi che reputa necessari, con la consapevolezza che il momento storico che stiamo vivendo è costellato di difficoltà e che la lotta è un processo, non ha un ritmo univoco e non procede linearmente.

Sentire giovani poco più che ventenni urlare a fora sa Nato è senz’altro un segno positivo, e mettere alla berlina quest’entità sanguinaria da una gioventù gioiosa e incazzata non può che dare speranza, consistenza e futuro alla lotta. Parlare, discutere e confrontarsi tutti insieme sul significato delle frontiere, sulla militarizzazione delle città, sulla realtà delle carceri che inghiottisce sempre più proletari con le sue pratiche di desolidarizzazione e tortura, parlare di resistenze e barricate è stato positivo e propositivo per un futuro che comunque ci appartiene.

Lo Stato, durante queste giornate, è intervenuto gestendo e garantendo la propria sicurezza e quella dei suoi spazi e ramificazioni, come sono le basi militari, mostrando tutta la sua potenza, la sua forza e i suoi numeri, e su questo bisognerà ragionare ed approfondire il confronto, per prepararci a nuovi percorsi, nuovi sentieri da calpestare e altri spazi da conquistare.

La stampa ha parlato di due blocchi contrapposti e, anche se involontariamente, è stata la cosa più sensata che abbiano scritto in questi mesi di lotta alle basi: questi due blocchi descrivono, da una parte, la volontà di riscatto e dall’altra uno Stato repressivo ed asservito alla logica della guerra.

 Non eravamo in tanti, ma chi c’era era consapevole che era giusto esserci, che si può e si deve fare, lasciando a chi non c’era la comoda attesa dei “tempi maturi” e delle “masse popolari” a fargli compagnia … noi l’unica cosa che aspettiamo è la prossima volta

Alcun* compagn* presenti alle giornate del campeggio

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